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Quanto Consuma uno Stendino Riscaldato

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  • Quanta elettricità si preleva davvero dalla rete
  • Tradurre i kWh in euro con il prezzo 2025 della bolletta
  • Quanto dura un ciclo reale e da cosa dipende
  • Quando lo stendino conviene davvero rispetto alla resistenza “classica”
  • Piccoli accorgimenti per ridurre ancora il contatore
  • Conclusione: pochi watt che, gestiti con metodo, fanno risparmiare
Lo stendino riscaldato è un telaio di alluminio attraversato da una piccola resistenza elettrica: al passaggio della corrente le barre raggiungono 40-55 °C e accelerano l’evaporazione dell’acqua presente nei panni. A differenza di un’asciugatrice, che usa aria forzata e tamburo, qui l’unico motore è il riscaldatore; per questo la potenza nominale dichiarata in etichetta è molto più bassa. Nei modelli “a ali” destinati agli appartamenti si legge di solito 220 – 300 W, mentre i cosiddetti drying-pod — piccoli armadi con ventilatore integrato — possono montare resistenze da 800 – 1 000 W Woman & Home.

Quanta elettricità si preleva davvero dalla rete

Il consumo istantaneo equivale alla potenza divisa per 1 000; uno stendino da 250 W assorbe 0,25 kWh ogni ora di funzionamento continuativo. Poiché la legislazione italiana sulla misura domestica fattura l’energia in kilowattora, basta moltiplicare quell’0,25 per il tempo-panni sul telaio: quattro ore di uso lineare totalizzano 1 kWh. Se il modello è da 300 W e lavora sei ore perché il carico è spesso, l’assorbito sale a 1,8 kWh.

Tradurre i kWh in euro con il prezzo 2025 della bolletta

ARERA, per il trimestre luglio-settembre 2025, indica un costo della “materia energia” di circa 0,17 €/kWh nella fascia F23, la più vantaggiosa per i consumi serali Arera. Applicando quel valore:

  • stendino 220 W: 0,22 kWh × 0,17 € ≈ 0,04 €/h
  • stendino 300 W: 0,30 kWh × 0,17 € ≈ 0,05 €/h
  • drying-pod 1 000 W: 1 kWh × 0,17 € = 0,17 €/h

Un ciclo tipico di quattro ore con il modello da 300 W costa dunque circa 0,20 €; lo stesso bucato asciugato in asciugatrice a resistenza (3 kWh medi) richiederebbe oltre 0,50 €.

Quanto dura un ciclo reale e da cosa dipende

La tela riscaldata non soffia aria: l’umidità migra lentamente verso l’ambiente. Con camicie e biancheria leggera bastano 3 – 4 h; jeans o asciugamani fitti arrivano a 6 h. Temperatura della stanza, pre-centrifuga a 1 200 giri e ricambio d’aria incidono più della potenza dichiarata. In locale a 18 °C senza deumidificatore la coda di asciugatura si allunga anche del 30 %.

Quando lo stendino conviene davvero rispetto alla resistenza “classica”

Finché il tempo-panni resta sotto le sei ore, il rapporto €/kg asciugato favorisce lo stendino elettrico: 1,5 kWh contro 2-4 kWh di un dryer convenzionale. Se però il carico è voluminoso e richiede otto ore, il vantaggio energetico si diluisce; a quel punto un’asciugatrice a pompa di calore di classe A+++ (0,8 – 1 kWh per ciclo) può risultare perfino più efficiente.

Piccoli accorgimenti per ridurre ancora il contatore

  • Aumentare la centrifuga in lavatrice: 1 000 → 1 400 giri taglia fino a 20 % dell’umidità iniziale.
  • Usare un telo di cotone a tenda sul carico: trattiene il calore convettivo e abbrevia i tempi.
  • Accoppiare un deumidificatore a basso consumo: l’aria secca accelera l’evaporazione senza alzare i watt dello stendino.
  • Stendere in un’unica fila: le sovrapposizioni creano sacche di vapore che allungano il ciclo.

Conclusione: pochi watt che, gestiti con metodo, fanno risparmiare

Uno stendino riscaldato dei modelli domestici assorbe meno di un bollitore elettrico e, usato con criterio, asciuga un carico medio con 15-25 centesimi di elettricità: un’alternativa interessante alla “fase asciugatura” dell’asciugatrice tradizionale, specie in autunno e inverno. La chiave è conoscere la potenza nominale, calcolare le ore effettive e giocare su centrifuga, temperatura ambiente e ventilazione per non sprecare neppure un watt.

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